Il diffuso utilizzo di sostanze psicotrope, come sono le droghe illegali, ma anche come sono gli psicofarmaci, ci chiede una riflessione in merito ai bisogni che spingono le persone a questo genere di assunzione.
Uno degli aspetti, affrontato in un altro articolo è quello dell'appartenenza ad un gruppo sociale. Tuttavia credo che un’interessante chiave di lettura possa essere, anche, quella di guardare a questo fenomeno attraverso la dicotomia estasi/anestesia. Sono due termini che derivano dalla stessa radice, nel primo caso intendiamo quella condizione di piena presenza a noi stessi, la sensazione di essere totalmente vivi; al contrario, con il termine anestesia, si intende l’aver assopito i propri pensieri, sentimenti, e l’esperienza di far tacere, addormentandola, la propria presenza nel mondo.
Sembra che io mi stia allontanando dal punto, ma non è cosi. Quanto spesso chi assume sostanze psicotrope lo fa ricercando un anestetico al proprio malessere? Troppo spesso si banalizza il problema della tossicodipendenza, e non si guarda affatto a quello dell’abuso di psicofarmaci. Il primo viene raccontato come un modo per sballarsi, ricercato da giovani fannulloni, e il secondo una circostanza rara e trascurabile.
I dati ci indicano invece un altro scenario, e una ipotesi con cui possono essere letti è questa: molte persone sentono di non avere sufficienti risorse interne per ascoltare e saper organizzare i propri sentimenti, soprattutto quelli faticosi da digerire come la paura, l’incertezza, lo sconforto, l’instabilità, la tristezza. E, quando l’insistenza di queste emozioni si fa insostenibile, si ricorre a una qualche sostanza che ci distrae, e lo fa eccitandoci o rilassandoci, purché ci conceda una pausa da quel vivere doloroso.
Vedendo la situazione con questi occhi, ci appare anche più semplice pensare ad un intervento: fare in modo che la persona possa costruirsi la struttura interiore necessaria a saper affrontare la propria vita in modo pienamente consapevole, anche dei propri dolori, e che gli consenta di essere libera dalla necessità di anestetizzarsi.
Crediti e bibliografia:
Filmato: Trainspotting, Danny Boyle e Irvine Welsh, Video, 1996
Foto: Pillole, Frolicsomepl, Pixabay