S. è una ragazza di 12 anni, vive nell'hinterland di Roma, è di origine Rom e vive con la sua famiglia in un appartamento occupato di una palazzina in grave degrado. I vicini fanno una
segnalazione sulle condizioni sanitarie in cui si trovano i bambini e in piena notte le forze dell'ordine fanno un'irruzione in casa. S. è la più grande dei minori presenti in appartamento in quel momento, i suoi genitori escono dalla finestra e le chiedono di passare loro gli altri bambini, per scappare. S riesce a farlo, tra le urla, il caos, la paura, ma quando arriva il suo turno ha un attimo di esitazione, e tanto basta ai carabinieri per riuscire a prenderla e portarla con loro. A quel punto S. viene portata in una casa famiglia: è sporca, mal vestita, ha i capelli pieni di pidocchi, non parla italiano, e parla molto poco anche la sua lingua.
Piano, piano riusciamo a conquistare la sua fiducia, inizia a frequentare la scuola, dove studierà l'alfabeto e i numeri, nonostante si trovi a frequentare la scuola secondaria di primo grado, inizia a raccontarci di più della sua vita. Così, mano a mano che conosce parole in italiano, le usa per raccontarci chi è: non sa fare differenza tra quelli che sono i suoi fratelli ed i suoi cugini, perchè lei era deputata ad occuparsi di loro dalla mattina alla sera, senza che nessuno le abbia mai spiegato perchè, nè come farlo; ci racconta di come dormiva a terra, sopra dei cartoni e delle coperte. Cerca parole, le apprende e le usa per raccontarci come quello lì, per lei, sia tutto il mondo, tutti i suoi affetti, la sua normalità.
Nel tempo il tribunale decreta il decadimento della potestà genitoriale (La madre non si è mai presentata durante le udienze, il padre lo ha fatto solo nelle prime convocazioni, per poi scappare) e S. viene dichiarata adottabile.
Una coppia conosce la sua storia attraverso le parole del giudice del tribunale dei minori di Roma, si rende disponibile e viene a conoscerla.
S. vede davanti a sè la possibilità di vivere in una condizione di stabilità, emotiva ed affettiva, ed ha paura. Paura di tradire la sua famiglia, paura di dimenticare le sue radici, paura di non meritare tutto questo. La coppia deve confrontarsi con un'adolescente che ha gravissime lacune scolastiche, ma soprattutto sociali. Non sa come essere amica, non sa fidarsi degli adulti, non vive le regole del vivere comune come occasioni per stare insieme, ma come imposizioni che la minacciano. E' provocatoria, sfuggente, piange, cerca il conforto di questi genitori adottivi, ma poi i sensi di colpa la fanno allontanare da loro. Cerca la famiglia biologica su Facebook, la trova, ma non gli scrive. Sceglie la carta da parati della sua nuova camera, ma quando la vede montata, la rovina. Cerca di imparare le regole di questo nuovo mondo, in cui le è concesso esprimersi, viene richiesta la sua opinione, vengono seguiti i suoi desideri, ma si chiede se sia giusto farne parte, così cerca di dimostrare a tutti quello che lei è "davvero": inizia a fumare, ruba una piccola somma di denaro all'interno della borsa di una collaboratrice scolastica, scappa di casa.
S. deve fare un suo percorso, i suoi genitori adottivi un loro. E chissà se mai sapremo se quel momento di esitazione, quando sono arrivati i carabinieri, è stato causato dalla paura di saltare, come dice lei, o dal desiderio di darsi la possibilità di una vita diversa.
Crediti e bibliografia
Foto: Pixabay, Immagine senza titolo
Filmato : Intervista a Valentina Scarozza, #LiveSocial - Radio Capital, 2019, Video
Teoria: Consulenza familiare per Adozione e Gruppi per genitori adottivi, psicologia a Roma