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Psicoanalisi e Spiritualità, vorrei ma posso?

Sin dagli albori la psicoanalisi si è presentata come la scienza della parola. Un binomio complesso frutto di un'epoca, un ideale, una ricerca. Non voglio dilungarmi sulla parola "scienza" seppure racconta una questione molto interessante e dibattuta in seno alla psicologia, non esente da tante ripercussioni nell'attualità.

Freud, di formazione medico, in un secolo governato dal positivismo e che non ha ancora conosciuto le critiche postmoderne, immagina di poter creare una Scienza per la mente, da affiancare alla neurologia, la scienza del cervello.

psicanalisi e spiritualità rapporto tra fede, religione e psicoanalisi

Il costo lo paghiamo, a volte, ancora adesso in tutti quelle circostanze in cui la psicologia insegue la medicina, fa della diagnosi il proprio compito, confonde prendersi cura con curare, separa l'individuo dal suo sintomo e si propone di eliminare l'ultimo salvando il primo, invece di salvare la persona consentendo un riavvicinamento con il suo sintomo... perchè se al sintomo si dà voce, e parole, e possibilità di narrarsi, non ha più alcun bisogno di esprimersi attraverso il corpo e in modo sofferto.

Ma, al di là del termine scienza, il secondo termine interessante è, appunto, "parola". La psicanalisi è fondata sul parlare, la comunicazione tra analista e analizzato è tutto ciò che costruisce i binari su cui far scorrere il lavoro: si guardano le parole scelte, si ascolta il significato emotivo che portano con sè, si fanno risuonare i silenzi, ci si fa traghettare dalle associazioni, dai lapsus... ed io credo che sia un lavoro di una bellezza estasiante, ovvero l'esperienza di sentirsi profondamente capiti da un altro, che pare magicamente conoscere parti di noi meglio di noi stessi. Insomma, voglio dire che se lo sappiamo fare questo lavoro da psicanalista, siamo capaci di cose molto belle e voglio dire anche che lo sappiamo fare quando non distogliamo troppo rapidamente lo sguardo dal bisogno umano della spiritualità, della fede e della religione con buona pace di tutti i colleghi affezionati allo scientismo, e che la psicanalisi (o psicoanalisi, che dir si voglia) può essere il punto di incontro.

Spiritualità non è religione: quest'ultima è una organizzazione, interiore ed esteriore, del bisogno di spiritualità, come anche lo sono l'arte, la scienza e la psicologia stessa. La spiritualità è il desiderio dell'uomo di sentirsi di appartenere a un senso cosmico che vada oltre ciò che può percepire sensorialmente, è il desiderio di una finalità, di un significato che equilibri il peso delle sofferenze e la leggerezza dei piaceri.

Nel lavoro di alcuni famosissimi psicanalisti c'è il tentativo di intrecciare i due saperi, come nel caso di William James, pioniere della psicologia e primo a studiare le esperienze mistiche considerandole eventi psicologici quanto religiosi, come sano e naturale impulso, fondamento di ogni religione; e di Carl Gustav Jung, autore di una meravigliosa alchimia tra psicologia analitica, antropologia e filosofia che ha lasciato in eredità concetti interessantissimi quali l’inconscio collettivo, gli archetipi e la sincronicità.

Lo stesso studio dei sogni, da quando passano dall'essere serbatoio di contenuti concreti e rimossi (Freud), a luogo di archetipi universali (Jung), a immagini persino svincolate dal legame di creazione da parte del sognatore (Hillman), non fa altro che procedere lungo questa direttrice che porta verso un utilizzo clinico di fondamenti spirituali, strada che, a mio avviso, è da percorrere.


 

Crediti e bibliografia


Foto: Spiritualità e psiche, Midjourney.

Video: Signs - Shyamalan, video

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