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Le parole della pandemia

Il linguaggio ci permette di costruire il senso di quello che sta accadendo: si utilizza una parola per descrivere qualcosa e, se l'Altro la accoglie, quella cosa descritta si trasforma nella parola con cui la si è raccontata. Per esempio accade che qualcuno uccida qualcun'altro ed è in base alla parola che verrà utilizzata che daremo senso a quell'episodio: legittima difesa, attentato, raptus, rivoluzione armata, vendetta e così via.

Lo stesso evento può diventare, potenzialmente, infiniti eventi diversi, ed altrettante conseguenze.

Per questo all'inizio della fase due della quarantena, mi sono chiesta in che modo abbiamo descritto fino ad ora la pandemia, quali parole sono rimbalzate tra le persone fino a qualificare questa esperienza.

Carta igienica: c'è stata una fase, credo inizialmente condivisa da molti, in cui la quarantena è sembrata un'improvvisa vacanza. Certo, avrebbe gravato comunque su alcune tasche, ma sembrava un male gestibile. Così, sui canali di comunicazione, trovano spazio notizie ironiche che raccontano le improbabili reazioni delle persone, tra queste la corsa alla carta igienica.

Armi da fuoco: tra le improbabili reazioni, un'altra più preoccupante, è stata quella della corsa ai negozi di armamenti. Sintomo, credo, di un individualismo così profondamente radicato da far sembrare una priorità difendersi dall'uomo, invece che dal virus.

Balconi: è la prima parola con cui si è affrontato il problema del distanziamento sociale. Standoci sopra per cantare, applaudire, salutarsi tra vicini riscoperti. Un modo per "ripiegare" se intendiamo il termine come un costatare il fallimento e utilizzare questo fallimento in modo creativo. I balconi diventano temporanei piazze e marciapiedi dove la solitudine trova nuovi contesti per socializzare.

Lockdown: la seconda risposta alla difficoltà del distanziamento sociale. A un certo punto abbiamo assistito a questa conversione, dove eravamo abituati a leggere quarantena, ora troviamo lockdown. Perchè quarantena deriva da un termine, quaranta, che indica un numero di giorni predefinito, ma come usarlo per un periodo di tempo in realtà indefinito e sicuramente maggiore, senza incorrere nelle provocatorie polemiche del caso? Così abbiamo iniziato ad usare sempre più massicciamente questo termine, anglofono e dal gusto eroico.

Assalto, guerra, trincea: i termini del mondo militare, usati perchè si potesse esaltare la gravità della situazione, la paura, la percezione del pericolo, la morte. Usati senza tenere conto che in guerra si combatte contro un nemico noto, al limite sono ignote le motivazioni o le possibilità alternative. In una pandemia non solo si combatte qualcosa di ignoto, ma nemmeno ci si trova davanti ad un nemico propriamente detto, cioè qualcuno caratterizzato dall'intento di danneggiarci. Il virus evolve e cerca di sopravvivere quanto qualunque essere vivente.

Runner: in assenza di un nemico visibile, come agire la "tensione da guerra" che abbiamo alimentato? Proiettandola contro qualcuno visibile. Così è arrivata la stagione dell'odio contro chi usciva di casa per allenarsi, portare il cane a passeggio, uscire senza giusta causa. Un modo, inconsapevole, per agire la parte del soldato che serviva per la costruzione collettiva della "guerra".

Mammo: e dentro le mura domestiche? Mentre socialmente ci si schiera tra le fazioni "sacrificio collettivo" contro "libertà individuale", dentro casa si devono trovare strumenti per le convivenze. Convivenze chiaramente contrassegnate da una insolita compresenza, che richiede nuovi equilibri e nuove funzioni tra i protagonisti. Forse qualcuno ha avuto paura che si potesse davvero cambiare e per cercare di tenere in vita quegli stereotipi vetusti, stantii, puzzolenti e minacciare di poca virilità gli aderenti, ha creato questo termine sessista e misogino come pochi altri.


E' chiaramente una lista che potrebbe continuare a lungo, e chi ne ha voglia può condividere le parole che ha trovato significative.

Nel frattempo invito tutti, e soprattutto gli adulti che hanno la responsabilità dei bambini, a provare un esperimento insieme a loro: descrivere la pandemia utilizzando i termini ciclo della vita, esistenza, novità, timore, evoluzione, collettività, natura, amore, fine.

 

Crediti e bibliografia


Foto: Engin Akyurt, Coronavirus, Pixabay


Video: Indulgenza Plenaria, Papa Francesco, La Repubblica, video

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