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Maternità, tra difficoltà e possibilità

In questi giorni mi trovo nel mezzo di un viaggio vissuto tra donne che parte dalle sponde di Venezia e sale verso le Dolomiti del Trentino. Un'esperienza che ci fa parlare a lungo di quegli aspetti della vita che al di fuori del mondo femminile sembrano molto più marginali e che vengono raccontati, di tanto in tanto, con un pizzico di ironia: del tipo che si sa che le donne, quando stanno insieme, parlano di mestruazioni e cerette.

psicologia e maternità, un aiuto

Uno di questi temi è la maternità, proprio nel senso di gestazione, e mi stupisce quanto rappresenti nella quotidianità di ciascuna persona un elemento di difficoltà e di possibilità, cardine per via di un aspetto, in particolare: quello della sua incompleta possibilità di controllo.

Nella società moderna, caratterizzata da un crescente culto del controllo e dalla ricerca incessante della spiegazione razionale per ogni aspetto della vita, la maternità e la gestazione emergono come uno dei rari ambiti in cui l'essere umano sperimenta l'impossibilità di avere il controllo totale. In una società in cui il progresso scientifico e tecnologico sembra aver ridotto al minimo gli imprevisti, la gravidanza e la malattia rimangono un territorio di confine. Nonostante tutti i progressi medici e la conoscenza accumulata nel corso degli anni, ci sono ancora molti aspetti della gravidanza che rimangono un mistero, sia dal punto di vista fisico sia emotivo: il desiderio di avere un figlio e non riuscirci, l'incertezza di come si sviluppa una nuova vita all'interno del corpo materno, le complesse interazioni tra madre e feto, le reazioni emotive profonde che possono emergere durante questo periodo, le gravidanze indesiderate, gli aborti indesiderati o volontari, le problematiche di natura ginecologica, il lutto perinatale, la diagnosi di una grave malformazione o malattia del feto.

Tutto questo, per larga parte, è al di fuori del nostro campo di possibilità di decisione e talvolta anche di intervento.

La genitorialità, dal suo incipit, ovvero il desiderio di essa, rappresenta un momento cruciale nella vita di molte persone. Tuttavia, è anche uno dei pochi periodi in cui ci troviamo ad affrontare l'imprevisto e l'incontrollabile in maniera così diretta. Le aspettative inconscie che spesso ci portiamo dietro sulla possibilità di governare ogni dettaglio della nostra esistenza vengono messe alla prova.

È qui che la fantasia di controllo si mostra per quello che è, un desiderio di onnipotenza che in molti casi ci rassicura e conforta, ci aiuta a gestira gli imprevisti della nostra quotidianità, in altri, quando incontra il suo fallimento, ci spiazza e spaventa. La gestazione, in tutta la sua complessità, ci rammenta che esistono eventi che sfuggono al nostro controllo, costringendoci ad abbracciare l'incertezza e l'imprevisto, ad arrenderci alla nostra non onnipotenza e non siamo più abituati a farlo.

Quello che accade, quando incappiamo in un evento critico come questo, è il desiderio di ripristinare il nostro controllo, il dominio della mente razionale sull'imprevedibile, e rischiamo di finire in una nevrosi ossessiva, oppure di venire schiacciati in un depressivo sentimento di fallimento. Conosciamo i casi di depressione post partum, di baby blues, meno noti sono gli esiti psicologici delle terapie per le fecondazioni assistite e per le interruzioni di gravidanza; ma facciamo veramente qualcosa per intervenire prima che si manifesti il sintomo? Abbiamo mai il tempo e gli strumenti per chiederci se si può sostenere una gravidanza, o anche il desiderio di essa, con l'aspettativa di controllarla? E cosa si può fare quando rinunciamo a questo desiderio onnipotente? Mi tornano in mente le parole del mio primo psicanalista, ovvero si costruisce uno spazio 'Anzi', dove esplorare le alternative possibili all'evento che non è andato come avremmo voluto, alternative di comprensione ed evoluzione dei nostri desideri.

 

Crediti e bibliografia


Foto: Maternità e solitudine, Midjourney.

Video: Disabilità e coppia, video

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